Memoria della passione di san Giosafat (Giovanni) Kuncewicz, vescovo di Polotzk e martire, che spinse con costante zelo il suo gregge all’unità cattolica, coltivò con amorevole devozione il rito bizantino-slavo e, a Vitebsk in Bielorussia, a quel tempo sotto la giurisdizione polacca, crudelmente assalito in un tumulto dalla folla a lui avversa, morì per l’unità della Chiesa e per la verità cattolica.
Egli si accinse quindi a trattare, con forza e soavità insieme, la causa della restaurazione dell’unità, ottenendo frutti così copiosi da meritare dagli stessi avversari il titolo di «rapitore delle anime».
Dall’enciclica «Ecclesiam Dei» di Pio XI, papa
Lc 17, 7-10 Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e mettiti a tavola"? Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu"? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"».
Parola del Signore
Noi diamo per scontato che un servo, che lavora per noi, faccia il suo lavoro, cioè ci servi. Gesù sa benissimo questo, infatti dice “Avrà forse gratitudine per quel servo?”. E’ ovvio che no, perché ha semplicemente fatto il suo lavoro. Allo stesso tempo, Gesù si fa servo e invita noi a farci servitori di tutti, se vogliamo essere i primi. Nel suo grande amore, ci chiama amici, non più servi, perché ci ha fatto conoscere tutta la volontà del Padre. Siamo noi ad avere tanta gratitudine per questo Padre che ci ha chiamati al suo servizio, ci ha resi degni di “militare sotto il vero re, Cristo Signore” (dal Prologo della Regola di Benedetto).
M. M. Patrizia
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