Memoria di sant'Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già canonico regolare, entrò nell'Ordine dei Minori da poco fondato, per attendere alla diffusione della fede tra le popolazioni dell'Africa, ma esercitò con molto frutto il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attirando molti alla vera dottrina; scrisse sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di san Francesco insegnò la teologia ai suoi confratelli, finché a Padova fece ritorno al Signore.
La predica è efficace, ha una sua eloquenza,quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti opere, e così siamo maledetti dal Signore, perché egli maledì il fico, in cui non trovò frutto, ma solo foglie. "Una legge,dice Gregorio si imponga al predicatore:metta in atto ciò che predica". Inutilmente vanta la conoscenza della legge colui che con le opere distrugge la sua dottrina.
Dai "Discorsi " di sant' Antonio di Padova, sacerdote.
Mt 5, 20-26
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai"; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: "Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!».
Parola del Signore.
Chi poi dice al fratello: “Stupido”…; e chi gli dice: “Pazzo”… (Mt 5,22).
Due parole, stupido e pazzo, che di frequente ricorrono nei nostri discorsi e pensieri. Per non contare tutte le varianti con le quali si è arricchito il nostro vocabolario. Spesso le pronunciamo senza neanche pensarci, in un momento di collera, oppure alla leggera, tanto per ridere. Eppure, nel vangelo di oggi, Gesù accosta queste parole all’atto di uccidere. C’è da rabbrividire. Oppure, da meditare.
Forse il Signore, nella drasticità delle sue affermazioni, vuole svegliarci, suscitando interrogativi nel nostro cuore. Per esempio, se è tanto facile scagliare come frecce parole amare (cfr. Sal 64,4) contro gli altri, perché noi fatichiamo a riceverle? Oppure, è proprio vero che è stupido o pazzo chi è etichettato come tale agli occhi del mondo? Era pazzo Francesco d’Assisi quando si è spogliato nudo di fronte al padre e ai concittadini? Era stupida Chiara nel seguirlo, abbandonando, a soli 18 anni, una vita prestigiosa e la prospettiva di un matrimonio vantaggioso? Era matta Teresa di Lisieux, che a 15 anni ha mosso mari e monti per chiudersi in un monastero?
Solo Dio conosce il cuore di ogni suo figlio e sua figlia, le intenzioni più profonde che animano ciascuno. Lasciamo a Lui il giudizio.
sr M. Chiara Amata
Comments