Gv 3, 14-21
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Parola del Signore.
Qualche giorno fa avevo bisogno di portare con me un cellulare, perché dovevo uscire per una commissione fuori del Monastero. La sera prima, vedendo che aveva la batteria scarica, l’ho attaccato alla corrente, in modo che si ricaricasse durante la notte. Ho approfittato della notte. Questo gesto apparentemente insignificante e banale, comune a tutti noi, in quel momento ha assunto un significato. Per poter funzionare di giorno, c’è stato bisogno che di notte rimanesse attaccato alla corrente. Mi ha dato un’idea per scrivere questo articolo.
Se volete, è un’immagine semplice di qualcosa che Gesù dice a Nicodemo nel brano di Vangelo che ascoltiamo in questa quarta domenica di Quaresima. Nicodemo è andato da Gesù di notte e ha avuto l’opportunità di avere un bel dialogo con Lui! C’è chi sostiene che sia andato di notte per timore di farsi vedere dai suoi compagni farisei, ma per molti studiosi questo non è sostenibile. Nicodemo è un uomo coraggioso, che non si farà nessun timore al momento della morte di Gesù, di andare con Giuseppe d’Arimatea a dare sepoltura al suo corpo. Ce lo racconta sempre Giovanni nel suo Vangelo al capitolo 19.
E’ difficile, quindi, pensare che sia un fifone se sarà capace di andare a seppellire il corpo di un giustiziato, che muore con una morte ritenuta la più ignominiosa. E prima di seppellirlo, lo unge e lo avvolge nei teli con aromi, “come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura” (Gv 19,40).
In quella notte è successo qualcosa di speciale nella vita di Nicodemo: ha iniziato a conoscere Gesù. Forse questa notte è in contrasto con la luce che presume di avere, prima di aver incontrato il Maestro, l’Unico Maestro. Forse è Nicodemo ad essere nella notte, perché ancora si dibatte nella ricerca della verità, ma ora si avvicina alla Luce vera, quella che viene nel mondo per illuminare. Gesù dice a Nicodemo che “la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato di più le tenebre”.
Tutti i giorni, e più volte al giorno, per muoverci da un locale all’altro del Monastero, passiamo davanti a un’iscrizione in legno, su cui è dipinta questa frase: “Chi fa la verità viene verso la luce”. E’ quello che Gesù dice a Nicodemo in quella notte. Ma la nostra frase continua: “Chi fa la carità, è nella luce”. Fare la scelta della carità ci pone già nella luce. Questo lo possiamo scegliere soltanto noi. Noi possiamo scegliere di “caricare le batterie della carità” alla fonte del Signore, vera Luce. Per poter “funzionare” nelle nostre giornate, per poter vivere la carità tra di noi, procuriamo di attaccarci al Signore. Nella misura in cui ci lasceremo illuminare da Lui, potremo, senza neanche rendercene conto e senza che questo avvenga per disposizione nostra, ma per sola grazia, trasmettere luce agli altri. Chi ha visto la luce, non può non desiderare che anche altri ne possano godere. Allora, buona ricarica!
Sr. Anna Maria
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