Mt 5, 33-37
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: "Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti". Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: "Sì, sì"; "No, no"; il di più viene dal Maligno».
Parola del Signore.
Il Vangelo di oggi parla di giuramenti.
Non si giura nè per il cielo nè per la terra, dice Gesù. E sapete perchè? Semplice: perchè non abbiamo il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Il giuramento sembrera che porti con sè una sottile tentazione di autosufficienza o se volete una volontà di potere. Proviamo a immaginare la figura di Erode, ebbro di passione, fece un giuramento alla figlia di Erodiade e proprio a motivo di quel giuramento fece uccidere Giovanni Battista.
Ora un vero cristiano non dovrebbe convincere con astuti ragionamenti. Un vero cristiano non dovrebbe mai parlare troppo. La lingua è come un timone: governa la barca "Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto" (Gc 3,2).
In effetti, una straordinaria poetessa italiana, Alda Merini, scriveva che "Bisogna scegliere con cura le parole da non dire".
Il sì, sì e no, no a cui invita il Vangelo è la grande rivalutazione del peso della parola come qualcosa che conta davvero nella vita di una persona. E se tutti noi usiamo bene le parole, non abbiamo bisogno di giurare, perchè chi ascolta sa che il peso specifico di ciò che si dice è già garante.
sr M. Margherita
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