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Immagine del redattoreComunità Monastero Adoratrici

21 settembre 2024 - venerdì della 24a settimana del T.O.

Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista, che, detto Levi, chiamato da Gesù a seguirlo, l'asciò l'ufficio di pubblicano o esattore delle imposte e, eletto tra gli Apostoli, scrisse un Vangelo, in cui si proclama che Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ha portato a compimento la promessa dell'Antico Testamento.


Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi" (Mt 9, 9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: "Seguimi". Gli disse "Seguimi", cioè imitami. Seguimi, disse, non tanto col movimento dei piedi quanto con la pratica della vita. Infatti " chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato " (1 Gv 2, 6).

Dalle "Omelie" di san Beda il Venerabile, sacerdote





Mt 9, 9-13

Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

 Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

  Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici". Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».


Parola del Signore.


Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

…Ed egli si alzò e lo seguì (Mt 9,9).

Oggi ricordiamo l’apostolo San Matteo e il vangelo si sofferma sulla scena della sua conversione, seguita dal pranzo di Gesù con altri peccatori. Sappiamo che Matteo era un esattore delle tasse per conto degli invasori romani, un traditore per gli Ebrei e perciò emarginato. Un giorno Gesù lo vede e lo chiama.

Come abbia reagito sul momento Matteo, il Vangelo non lo dice. Il pittore Caravaggio se lo è immaginato in atteggiamento incredulo. Con il dito puntato su di sé, sembra domandare: “Proprio io?”. All’evangelista, però, non importa questo. Gli preme, piuttosto, mettere nero su bianco: Ed egli si alzò e lo seguì.

Non è banale nè scontato che Matteo si alzi e segua Gesù. Come ci saremmo comportati, noi, al suo posto? È più facile, dopo aver sbagliato, bloccarsi sullo sbaglio che alzarsi e camminare. È più facile fare obiezioni. Matteo avrebbe potuto farle benissimo: Ma io sono un peccatore, non ho la fede, ho tradito il mio popolo, non posso stare fra i tuoi discepoli, cosa diranno di me? Ma cosa diranno di Te se ti vedono in giro con me? E se cado di nuovo? Niente di tutto questo. Si alzò e lo seguì.

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