Mc 4, 26-34
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. Parola del Signore.
Il seme germoglia; come egli stesso non lo sa. (Mc 4,27). L’azione umana non può certo far germogliare il seme. L’uomo getta il seme sul terreno, ma non può conoscere affatto la sua crescita misteriosa.
“Né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma è Dio che fa crescere” (1Cor 3,7-9).
Così è per coloro che hanno il compito di seminare la Parola di Dio. Accogliere, gettare il seme ed attendere, senza fare riferimento alle proprie forze e alle proprie capacità, ma unicamente alla forza e alla Potenza misteriosa di Colui che, sia che l’uomo dorma o vegli, di notte o di giorno, fa germogliare e crescere il seme.
“La nostra adesione al Signore non può ridursi a uno sforzo personale, deve invece esprimersi in un’apertura fiduciosa del cuore e della mente per accogliere la Buona Notizia di Gesù” (Papa Francesco) … per accogliere la buona semente della Parola e gettare (= donare) con il seme anche la nostra vita, per far conoscere Lui e far crescere il Suo regno e la sua giustizia.
Sr. M. di Gesù Bambino
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