Gv 8, 1-11
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».
Parola del Signore.
Se chiudiamo gli occhi possiamo immaginare facilmente la scena del Vangelo che ci viene proposto in questa domenica: Gesù, la donna, il gruppo di scribi e farisei che li circondano e il popolo. Gli scribi e i farisei pongono a Gesù una domanda per metterlo alla prova: “dobbiamo lapidarla?”. Ma Gesù non parla: si china e si mette a scrivere con il dito per terra.
Nella prima lettura, dal Profeta Isaia, invece si parla dell’Esodo dall’Egitto e del nuovo esodo dalla schiavitù di Babilonia. Sembra tutto un altro argomento, ma anche noi, oggi, siamo chiamati a metterci in cammino, perché il vero esodo, “la cosa nuova”, la nuova strada nel deserto del mondo è la strada della misericordia. Questa strada fa incontrare la miseria umana con la misericordia incarnata: Gesù. Questo è un cammino che ci chiama tutti a diventare un nuovo popolo plasmato da Dio, un popolo di “misericordiati” (come dice papa Francesco) e quindi di misericordiosi. Un popolo che rendendosi conto della salvezza ricevuta la dona a coloro che ancora non la conoscono: “il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi”.
Una questione mi ha sempre incuriosito è: che cosa scriveva Gesù per terra?
A me piace pensare a quel dito divino che scrive nella povere e vedere la stessa mano che “plasmò l’uomo con la polvere del suolo” (il dito che Michelangelo ha raffigurato nella Cappella Sistina). Geremia scriveva: “porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore... io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato” (Ger 31,33-34).
Quel dito che solleva la polvere della terra ricordando ai farisei: “ricordati che sei polvere e in povere ritornerai”, forse ha scolpito nei loro cuori di pietra la nuova legge della misericordia. Quel dito continua a creare e ricreare, a sporcarsi della nostra polvere per fare cose nuove e ci permette di vivere perdonati e perdonare.
E della donna che cosa possiamo pensare? Tutta la scena si svolge intorno a lei, ma lei non dice nemmeno una parola, se non dopo il perdono. Addirittura Gesù la perdona del suo grave peccato senza che lei abbia chiesto niente. In questa donna possiamo vedere un po’ tutti noi che siamo stati salvati gratis!
In fondo che cosa abbiamo fatto per meritarci il perdono di Dio? Nulla possiamo vantare davanti a Dio, perché tutto abbiamo ricevuto. Quindi anche noi facciamoci toccare da quel dito divino perché il nostro cuore cominci a battere come un cuore di carne.
Davvero possiamo cantare, anche nei momenti difficili come quello che viviamo in questi giorni: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia» perché «Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo». Deo gratias!
Sr M. Chiara del Monastero cottolenghino “Adoratrici del Preziosissimo Sangue di Gesù”
pubblicato sulla Gazzetta d'Asti
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