LA VITA LITURGICA
«Ogni nostro gesto dev'essere lode».
Cercando di essere, nel tempo della preghiera, totalmente disponibili solo per Dio “in pura perdita”, vogliamo riconoscere la sua assoluta sovranità e la totale dipendenza da Lui, fonte di gioia e di vita per le sue creature.
Alla sua lode consacriamo le nostre migliori energie.
Con il canto dei salmi, innalziamo in nome della Chiesa la supplica, il desiderio, la sofferenza e l'inno di ringraziamento di tutti gli uomini. Le ore del giorno, i tempi di preghiera notturna, così come i ritmi del tempo e delle stagioni, convergono in tal modo nell'unica celebrazione del mistero di Cristo e nella "laus perennis" voluta dal Santo Cottolengo.
Come cottolenghine l’ascolto del grido dei poveri ci spinge a contemplare, perché in effetti la povertà più grande, il peccato, solo Dio la può soccorrere e da essa solo Lui ci può veramente liberare.
Papa Francesco scrive:
"Attraverso la preghiera voi, giorno e notte, avvicinate al Signore la vita di tanti fratelli e sorelle che per diverse situazioni non possono raggiungerlo per fare esperienza della sua misericordia risanatrice, mentre Lui li attende per fare loro grazia. Con la vostra preghiera potete guarire le piaghe di tanti fratelli" (VdQ 16).
Vivere la preghiera per noi significa abbracciare la povertà e riconoscerci poveri. Il povero non ha potere nella realtà; non dispone di mezzi, non può imporsi: può solo amare ed essere amato.
Ecco perché il Regno è dei poveri.
Dio non si impone. Ama e basta.
Così noi non aspiriamo a cambiare la realtà con un gesto di forza, appariscente, ma rimanendo nell’ascolto, nell’abbandono, nell’assaporare le dimensioni più piccole della realtà.
La conoscenza del mistero di Cristo, della storia di salvezza in cui la Divina Provvidenza è all’opera, nutre il desiderio del cuore e ispira la risposta del nostro dono totale, grazie all'ascolto della Parola di Dio e alla sua meditazione, nei tempi di lettura, di studio, di dialogo comunitario.